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Mostra Fotografica
GRANDE FORMATO
a cura di Mario Corsi e Giovanni Agostini
Supino (FR)
dal 5 al 7 agosto 2011
apertura 18.30 - 20.30
Cripta di S. Maria Maggiore
Grande Formato
in fotografia, s'intende una foto ottenuta con una macchina a banco ottico che dia un fotogramma di almeno 4x5 pollici.
Roba da professionisti o da esploratori., e grazie alle nuove tecnologie oggi il grande formato e possibile ottenerlo in sede di sviluppo. Per questo legheremo la nomenclatura di questa mostra ai risulati.
Il Grande Formato che Mario Corsi e Giovanni Agostini presentano per il XXII Concerto dei corni e frutto di un attentissimo lavoro, ottenuto prima in camera oscura e poi nei laboratori offset. Le immagini che hanno realizzato sono il desiderio di fotografare grande.
Il pittore Ligabue diceva “ho voglia di disegnare grande”, con tutte le motivazioni che possiamo immaginare.
Nelle gigantografie č dichiarato il progetto di identificazione e di condivisione con il soggetto fotografato.
Questa volta l'immagine, resa quasi a dimensioni naturali, risolve lo iato che c'e tra il vedere e il comprendere. Ribadisce la forte presenza corporea dei protagonisti nella riproposizione dello spazio orchestrale, la mise en scene iperbolica che diventa teatro, dove, come diceva Artaud, per compressione d'ossa,-aggiungo io, visto che si parla dei corni-, per compressione di fiato, si rifanno i corpi.
Se una foto ci guarda, una foto di grandi dimensioni ci osserva, ci interroga, pretende la complicita. Ci costringe alla riflessione. La catarsi di colui che guarda e un'elaborazione del lutto, inteso come tempo ormai alle spalle, una identificazione postuma che ci porta a rivivere l'evento attraverso la riproposizione dell'esperienza, in psicanalisi lo chiamerebbero transfert. Una regressione che accomuna creatore e spettatore nello spazio-tempo, l'unico che ci e dato indagare, quello della creazione artistica. Sappiamo gia di dover fallire, ma facciamolo nel migliore dei modi. Inoltre, la narrazione del concerto, per grandi immagini, di Mario e Giovanni ci regala un inatteso ma gradito bis.
Sergio Zuccaro